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Il monitoraggio ambientale con le api

a cura di Marco Bergero (Aspromiele), Matteo Bontà (Fondazione Agrion), Giancarlo Bourlot, Gianfranco Latino (Direzione Agricoltura e cibo Regione Piemonte)

 

L’ape è riconosciuta come sentinella ambientale per eccellenza. Su questa premessa si basa e nasce il progetto di biomonitoraggio ambientale con le api che Aspromiele avvia in ambito associativo nel 2017. L’attività prende le mosse come sperimentazione di campo con lo scopo di conoscere, attraverso analisi di laboratorio condotte sulle matrici dell’alveare, la situazione e lo stato dell’ambiente in cui le api vivono e bottinano.

Il concetto di biomonitoraggio con le api arriva in Italia negli anni ’80 grazie ai lavori di Giorgio Celli, poi portati avanti da Claudio Porrini dell’Università di Bologna. Il primo grande progetto nazionale di questo genere in Italia risale al triennio 2012-2014 con BeeNet, esperienza di monitoraggio ambientale in rete coordinato da MIPAAF, Università di Bologna e CREA-Api, cui Aspromiele ha partecipato con apiari dei propri soci. Il progetto verteva oltre che sul monitoraggio della salubrità ambientale anche sulla salute degli alveari. E proprio nel 2021 il Ministero, sempre in collaborazione con il CREA di Bologna, ha riattivato il progetto in una seconda edizione alla quale Aspromiele parteciperà nuovamente.

Sulla scorta delle esperienze pregresse e soprattutto grazie alla collaborazione con il Settore Fitosanitario e Servizi tecnico-scientifici della Regione Piemonte (SFR), che ha permesso ai tecnici Aspromiele di partecipare con assiduità ai coordinamenti tenuti presso la sede del Settore stesso con i tecnici agricoli di tutti i comparti, nel 2018 il progetto evolve in una fattiva collaborazione tra Aspromiele, l’SFR e la Fondazione Agrion, compagine che tuttora conduce e sviluppa le attività relative al biomonitoraggio. Il ruolo di capofila del progetto è stato assegnato dal 2018 proprio ad Agrion, fondazione cui la Regione ha affidato il coordinamento della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese.

L’interesse del progetto risiede anche nel suo essere una risposta perfettamente in linea con la normativa PAN (dove PAN = Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) e nell’andare nella direzione che la politica agricola e ambientale comunitaria ha intrapreso in questo momento storico, importante e delicato sotto tutti i punti di vista. Questo interesse è condiviso da parte di tutti gli attori del progetto ed è volto a conoscere e comprendere l’eventuale contaminazione da molecole chimiche di sintesi utilizzate normalmente in agricoltura e la loro veicolazione nell’ambiente.

In questo modo si intende diffondere la consapevolezza di quanto accade effettivamente nell’ambiente monitorato, affinché sia gli apicoltori sia gli agricoltori abbiano contezza della situazione reale. L’obiettivo principale è quello di cercare, attraverso la lettura e l'interpretazione del dato apistico riscontrato in campo e la sua successiva discussione condivisa, una valutazione oggettiva dello stato dell’ambiente e poi una direzione tecnica e politica comune, volta a migliorare lo stato dell'agroecosistema per trarne un beneficio per l’intera collettività.

Il progetto

Il progetto di biomonitoraggio ambientale con le api prevede l’installazione in una determinata area territoriale di almeno 2 alveari, che costituiscono la singola postazione di monitoraggio. Gli alveari possono essere dotati di trappola raccogli-polline, di eventuale bilancia ad acquisizione continua del peso e della temperatura e della gabbia underbasket per controllare le eventuali morie anomale di insetti davanti alla porticina di volo. Sono previsti sopralluoghi mensili per la raccolta di dati sullo stato delle famiglie e il prelievo dei campioni di miele e polline dai favi del nido, cioè dalle porzioni consumate dalle api e non destinate al consumo umano. La stagione di campionamento inizia a marzo e finisce a settembre. I campioni sono poi analizzati grazie alla disponibilità del Laboratorio Agrochimico della Regione Piemonte presso il SFR. È prevista l’analisi multiresiduale per circa 250 principi attivi.

Nel 2018 è stato rilevato anche il glifosate presso il laboratorio Floramo di Rocca de’ Baldi. Nel 2019 è stata eseguita solamente l'analisi multiresiduale sulle matrici, mentre nel 2020 con un ulteriore ampliamento e finanziamento del progetto è stato possibile avere anche i dati del glifosate e quelli delle analisi palinologiche, che indicano l’origine botanica del polline bottinato dalle api durante il raccolto.

Inoltre dal 2018, grazie alla disponibilità del Settore Attuazione Programmi regionali relativi ai Servizi di Sviluppo della Regione Piemonte è stato possibile ottenere il dato di uso del suolo del territorio indagato, aggiornato in funzione delle informazioni dei fascicoli aziendali delle aziende agricole. (vedi foto)

Le postazioni monitorate durante il triennio 2018-2020, che si manterranno anche nel prosieguo del progetto sono le seguenti:
• per il comparto frutticolo, la sede Agrion di Manta (CN);
• per il comparto orticolo, la sede Agrion di Mellana (Boves, CN);
• per il comparto corilicolo e vitivinicolo, la sede Agrion di Carpeneto (AL);
• per il comparto cerealicolo, la sede della Fondazione Podere Pignatelli, sita a Villafranca Piemonte (TO).


carpeneto cannona 2
 

Risultati preliminari

Nel triennio di attività 2018-2020 si è ottenuta una serie importante di dati analitici e rilevazioni di campo, in grado di restituirci una fotografia della contaminazione ambientale riscontrata nelle matrici del nido degli alveari monitorati. Questi dati per essere letti e interpretati con il corretto approccio devono ancora essere discussi e valutati prima tra i partecipanti al progetto e in secondo luogo presentati e discussi anche con i tecnici di tutti i comparti agricoli. Questa fase di confronto e discussione dei dati sarà di estrema importanza per offrire una lettura il più completa e contestualizzata possbile, avvalendosi delle diverse competenze tecniche dei settori coinvolte.

Il numero complessivo di analisi di laboratorio eseguite nel triennio è pari a 260. La mole di dati è considerevole e per la loro complessità essi richiedono accuratezza e riesame delle variabili in gioco per essere elaborati correttamente. Alcune conclusioni di carattere generale possono però già essere tratte: nel triennio l’anno in cui si sono riscontrate più positività è stato il 2019. E, sempre in generale, la categoria di fitofarmaci più frequentemente riscontrata nelle matrici dell’alveare è rappresentata dai fungicidi, presenti in tutti i comparti; in generale essi costituiscono circa i due terzi dei campioni positivi. Solo il comparto orticolo ne ha registrati meno, a favore di una più ampia rappresentanza degli erbicidi e degli insetticidi.

Un altro elemento che va sottolineato è che la matrice miele da nido, negli anni, ha registrato meno residualità, risultando essere meno contaminata rispetto al polline da nido. Inoltre, le presenze di sostanze attive fitosanitarie nel miele da nido sono state sempre molto contenute e sono andate calando nel triennio di indagine.

Prospettive future

Il progetto di biomonitoraggio ambientale con le api si è evoluto nel tempo, sia in qualità delle attività previste sia in quantità di informazioni ambientali rilevate, per poter dare una fotografia quanto più dettagliata possibile dell’ambiente in cui sussistono gli alveari.

La possibilità di elaborare statisticamente dati sufficientemente numerosi ed accurati per ottenere informazioni più oggettive e spendibili ai fini delle decisioni sui trattamenti e sui principi attivi da utilizzare (o cercare di limitare o eliminare) è un risultato tra i pochi finora conseguiti a questo livello in Italia. Ciò nondimeno, occorre guardare oltre con realismo, nella consapevolezza che due settori così uniti dal punto di vista ambientale come quello apistico e quello agricolo devono ancora trovare un giusto punto di equilibrio.

La sfida sta nello sfruttare le possibilità di reciproco vantaggio e nel farle comprendere agli operatori, con un lavoro tecnico e di affiancamento che sappia aiutarli a superare incomprensioni e a trovare soluzioni, avendo a denominatore comune la salvaguardia ambientale, pPerché preservare l’ambiente con i suoi agroecosistemi vuol dire tutelare anche il reddito delle aziende agricole.

 

Approfondimento

Il progetto BIO-AGRI-APIS

Dr. Enrico Ercole, PhD - CCS Aosta srl

Nel 2020, grazie alla proficua collaborazione tra le diverse parti, l’Assessorato all’Agricoltura tramite il Settore Fitosanitario e Servizi tecnico-scientifici ha attivato un finanziamento per la realizzazione del progetto di biomonitoraggio ambientale con le api. Va considerato che tale sviluppo mette a frutto anni di interazione tra il settore apistico e il settore in particolare dell’agricoltura integrata, che hanno visto quale punto d’incontro e di discussione i coordinamenti tenutisi periodicamente presso la sede dell’SFR. Qui si sono confrontate le ragioni e le preoccupazioni degli uni e degli altri, e qui si sono trovati anche i punti d’incontro. Man mano si è compreso che l’unico approccio possibile è quello della sostenibilità ambientale in ambito agricolo, oggi rilanciata anche a livello nazionale quale obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (M2C1 - Economia circolare e agricoltura sostenibile).

Il progetto Bio-Agri-Apis prevede l’applicazione del criterio di sostenibilità attraverso l’acquisizione di conoscenze in termini di rilevazioni e analisi di laboratorio, comprese le analisi palinologiche. Un’importante novità del progetto è inoltre rappresentata dalla possibilità di monitorare i vantaggi e l'efficienza ambientale dell’utilizzo di essenze mellifere nelle pratiche di sovescio e di inerbimento interfila di frutteti e noccioleti.
Dunque si andrà a valutare attraverso le analisi polliniche e le informazioni provenienti dalle bilance la valenza per le api di queste pratiche agronomiche. Su questo aspetto sarà valutata anche la presenza dei pronubi selvatici con apposite strutture adatte alla loro nidificazione.

L’ “ecosistema alveare” è quindi un modello perfettamente in scala dell’ecosistema ambientale in cui è inserito. Se le api vivono in un ambiente “sterile” o povero dei microrganismi utili, hanno un deficit microbiologico, ma l’ambiente stesso ne soffre (naturale o antropico che sia), insieme ai servizi ecosistemici.
L’unicum ecosistemico che si viene quindi a creare è un nuovo modello di visione in cui sono interconnessi suolo-piante-api. Ciò porta a interessare diverse realtà tra cui agricoltori e apicoltori. Per questo col progetto BIO-AGRI-APIS si cerca di gettare le basi comunicative utili a creare un rapporto di coesistenza tra queste realtà: la relazione con l’agroecosistema permetterà di capire quanto anche questi ambienti possono soffrire di carenze microbiologiche e viceversa. E’ infatti convinzione sempre più condivisa che sia necessario effettuare un cambio paradigmatico della visione dell’agricoltura, ovvero che bisogni coltivare il suolo (con le sue componenti microbiologiche) prima di poter coltivare le piante.

L’analisi microbiologica proposta all’interno del progetto da CCS Aosta srl, viene svolta con le più recenti tecniche di biologia molecolare e analizza 3 diverse componenti:

1) la pianta con il microbiota fiorale (fonte nutrizionale per le api e i pronubi);

2) il microbiota intestinale delle api bottinatrici (che si configurano come tramite tra ambiente esterno e interno alveare);

3) il microbiota del pane d’api (polline fermentato) in quanto cibo delle future generazioni.

Questa analisi può permettere di capire (dal punto di vista microbiologico) quanto un determinato ecosistema sia in grado di mantenere in salute le sue componenti. Ad esempio, ci permetterà di capire quanto le piante e l’ambiente siano in grado di fornire l’apporto microbiologico di microrganismi utili all’alveare, e quantificare il suo servizio ecosistemico, sia per le api, sia per l’agricoltura. Inoltre, vengono proposte diverse tecniche innovative di biologia molecolare per l’analisi melissopalinologica e per la tracciabilità o “firma microbica” (microbial fingerprinting) dei mieli. Con questa tecnica si cerca di proporre soluzioni moderne e innovative a servizio dell’apicoltura, oltre che a garanzia dei prodotti del territorio.