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Gli animali da allevamento a rischio estinzione

Lorenzo Albry, Elisa Deidda - Regione Piemonte, Direzione Agricoltura e cibo 

 

A volte si crede che ad estinguersi siano solo gli animali selvatici: in verità non sono solo loro, ma anche intere razze di animali domestici che, fino a qualche decennio addietro, erano comunemente allevate.

Molte razze, in Italia, si sono estinte nel secolo scorso; per citarne alcune (ma l’elenco sarebbe molto più lungo):

  • tra i polli, la Millefiori Piemontese, la Scodata (Caserta), la Dorata di Lonigo (Vicenza), la Brianzola, la Fidentina Perniciata (Fidenza), il tacchino lilla di Corticella (Bologna), quello di Treviso;
  • l’asino di Castel Morrone (Caserta, pare vi sia ancora qualche esemplare in giro) e quello di Cariovilli (l’Aquila);
  • tra i suini, la razza Cavour (astigiano-monferrato) e la Garlasco (Vercelli);
  • tutta una serie di razze ovine, caprine e bovine (oltre 15 razze già estinte), ormai giunte al limite, come numero di capi, senza più alcuna possibilità di recupero, se non con interventi veramente importanti.

Nel 1985, per tutelare e salvaguardare le razze bovine italiane minacciate di estinzione e i relativi patrimoni genetici, lo Stato italiano aveva previsto un Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione.
Vi erano state ammesse le seguenti razze: Agerolese, Bianca Val Padana (Modenese), Burlina, Cabannina, Calvana, Cinisara, Garfagnina, Modicana, Mucca Pisana, Pezzata Rossa d'Oropa, Pinzgau, Pontremolese, Pustertaler, Reggiana, Sarda, Sardo-Modicana, Varzese.

La CE poi, al fine di tutelare le razze a livello europeo, da anni prevede l’erogazione di contributi agli allevatori che si impegnano (e si impegneranno) ad allevare animali appartenenti a razze in via di estinzione, non solo bovine, ma anche ovine, caprine e equine. A seguito di ciò, ogni Regione degli Stati europei ha stilato il proprio elenco di animali da tutelare.

Per definire lo stato di salute di una razza, generalmente si utilizza il seguente criterio; una razza è definita:

  • “critica” quando le femmine adatte alla riproduzione sono inferiori ai 100 capi;
  • “in pericolo” tra i 100 ed i 1.000 capi;
  • “vulnerabile” tra i 1.000 ed i 5.000 capi.

Per la F.A.O. il 20% delle razze animali allevate è a rischio estinzione, con una perdita media di una razza al mese. Pertanto, per esempio, la capra Fiurinà (Grigia delle Valli di Lanzo) è tutt’altro che salva, visto che è abbondantemente sotto il migliaio di capi (chiaramente tenendo conto di tutti i capi venduti e “sparsi” ormai tra Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, ecc.) e, al momento, non raggiunge neppure le 500 unità.

La tragedia di queste razze, che potremmo definire “di nicchia”, è il loro meticciamento con altre razze decisamente più produttive, che determina la perdita dei caratteri di purezza della razza stessa. Ci sono, però, allevatori che, innamorati di queste “reliquie”, sono diventati i “custodi della diversità” a scapito magari di maggiori produzioni e guadagni.

Per quanto riguarda il Piemonte, nell’ultimo Programma di Sviluppo Rurale, la Regione aveva ammesso a premio le seguenti razze in via di estinzione:

  • Bovini: Pezzata rossa d’Oropa, Barà -Pustertaler, Varzese o Tortonese e Valdostana Pezzata nera;
  • Caprini: Sempione, Vallesana, Roccaverano e Grigia delle Valli di Lanzo;
  • Ovini: Sambucana, Garessina, Frabosana, Saltasassi, Tacola, delle Langhe e Savoiarda.

Nel corso degli anni, alcune razze sono cresciute notevolmente anche grazie ai contributi del PSR (Barà, oltre 6500 capi, Frabosana 6200 e quella delle Langhe 4200).
Altre, nonostante gli aiuti, forse perché già relegate ad un mondo rurale troppo marginale, riscontrano maggiore difficoltà: si pensi alle vacche Varzesi sulle colline dell’Alessandrino e del Tortonese (200 capi circa), alle pecore Saltasassi del territorio Verbanese (forse 70, l’ASSONAPA ne contava 39 nel 2014!), alla bellissima capra Sempione, con un mantello bianco oro a pelo lungo, anche questa allevata nel Verbano-Cusio-Ossola (non supera i 100 capi), la pecora Garessina, che è passata dai 2700 capi nel 1960 ai non più di 150 attuali; e che dire, infine, della Savoiarda (quella che si chiamava un tempo “di Cuorgnè”) con le sue corna a spirale e il muso picchiettato di nero: 300 capi circa, non di più (tenendo conto che i dati numerici indicati non sempre sono aggiornati con frequenza).

Di “Savoiarda” c’è anche la bellissima razza bovina, con il suo mantello fromentino bruciato, tendente al mattone. Resiste in purezza, in un unico allevamento in Val di Susa, ma non è neppure inserita tra quelle in via di estinzione dalla Regione Piemonte.

Tra tutte, merita particolare attenzione una capra piemontese che, purtroppo, non è neppure contemplata tra quelle protette o ammesse ai premi CE dalla Regione Piemonte e che, almeno nel nostro territorio, sta realmente scomparendo: è la capra Fasana (o Colombina o Pavone).

E’ allevata nel nord della regione, nella zona del VCO, verso la Svizzera. In fondo fortunata questa capra, perché mentre da noi si contano circa 250 capi, gli agricoltori svizzeri, austriaci e tedeschi cercano da tempo di salvaguardarla. Non ha assolutamente nulla nel colore del mantello che ricordi un pavone, come viene chiamata oltralpe: la “colpa” è di una errata traduzione che l’ha così identificata nella denominazione comune. E’ una capra molto bella, relativamente alta (quasi 80 cm.), elegante, con il muso striato di nero (frisatura) misto al bianco; bianco che poi scende a coprire metà del tronco e le cosce, mentre i fianchi sono neri o color caffellatte; nere anche le orecchie, gli occhi e gli zoccoli, mentre il musello è chiaro (in Svizzera è nero). E’ una razza di montagna e per la montagna, molto rustica, robusta e buona produttrice.
Le corna presenti in entrambi i sessi, sono tozze e tendono a divaricarsi assumendo la forma a sciabola.

Sarebbe bello salvarle tutte, trovare “un’arca genetica” dove custodirle e preservarle dall’estinzione, per mantenerle in purezza ai posteri, poiché una volta persa, la razza non si recupera più. Fortunatamente c’è anche chi si è fatto carico di tutelare queste diversità di razza e curarne il mantenimento. E’ il caso dell’Associazione R.A.R.E., affiliata alla Fondazione europea SAVE, che si occupa di tutela, recupero e valorizzazione delle razze-popolazioni autoctone di interesse zootecnico in pericolo di estinzione. Nata nel 2002 senza scopo di lucro, ha carattere culturale, ambientalista e scientifico. Promuove attività educative a tutti i livelli, acquisisce e divulga informazioni sulle razze e sul loro ruolo socio-economico.

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