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La misura “agroindustria” del PSR 2007-2013: una storia di successo

di Leandro Verduci, Regione Piemonte - Direzione Agricoltura

Introduzione

Con il 2015 si è concluso il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, anche se i pagamenti residui delle misure continueranno anche quest’anno con i cosiddetti “trascinamenti”.
Nell’ambito del PSR appena concluso la misura 123 - azione 1 “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli”, più conosciuta come “agroindustria”, è stata una delle più rilevanti nel complesso (la quarta in ordine di impegno finanziario totale e la seconda per gli investimenti materiali). L’azione ha consentito l’ammodernamento degli impianti di trasformazione e commercializzazione attraverso il sostegno per la realizzazione e la ristrutturazione degli impianti; era rivolta alle imprese agroindustriali di trasformazione e commercializzazione di prodotti di cui all’Allegato I del Trattato esclusi i prodotti della pesca. Erano escluse dagli aiuti le imprese che occupavano più di 750 persone o il cui fatturato superava i 200 milioni di euro. Per accedere agli aiuti, almeno il 60% della materia prima trasformata e commercializzata dall’impresa doveva essere di provenienza extra aziendale.

Tutte le operazioni finanziate hanno rispettato le restrizioni alle produzioni o limitazioni al sostegno comunitario previste nell’ambito delle Organizzazioni Comuni di Mercato e nello specifico tali limitazioni hanno riguardato il settore ortofrutticolo (demarcazione in base all’importo di spesa) e il settore vitivinicolo (demarcazione in base alla tipologia di investimento).
La percentuale di aiuto era il 40% della spesa ammissibile per le PMI e il 20% per le imprese intermedie (meno di 750 persone occupate o con un fatturato annuo minore di 200 milioni di euro).
Come già nel periodo di programmazione 2000-2006, le difficoltà di prefinanziamento totale degli investimenti, anche in relazione alla crisi economica iniziata nel 2008, sono state attenuate attraverso il ricorso all’anticipazione del contributo che, inizialmente prevista al 20% e poi dal 2009 al 50% del contributo, ha permesso l’avanzamento degli investimenti programmati ed ha sviluppato un effetto volano sui settori dell’indotto coinvolti. Sono stati promossi investimenti rivolti all'introduzione di nuovi prodotti, processi e tecnologie, alla sicurezza sul lavoro, al recupero di sottoprodotti agroindustriali, all’utilizzo dei prodotti agricoli e forestali per la produzione di energie rinnovabili per autoconsumo.

Gli interventi

La misura è stata attuata a bando con approccio per strategia aziendale (domanda della singola impresa). Il primo bando è stato aperto nel 2008 e le risorse ad esso destinate sono state nel complesso 51,9 milioni di euro di spesa pubblica cofinanziata (“risorse ordinarie”). A queste si sono aggiunti 9 milioni di risorse regionali (i cosiddetti “aiuti di stato”). Sono state presentate 217 domande di aiuto. Sulla base di graduatorie settoriali e di corrispondenti risorse sono state concluse e pagate 83 domande con le risorse ordinarie per 51 milioni di euro e 6 domande con gli aiuti di stato per altri 6 milioni di euro.
Le domande finanziate per settore produttivo hanno rispecchiato l’importanza degli stessi nella nostra regione così come la presenza delle imprese nelle aree previste dal PSR (vedere figure seguenti).

 

Tab 1
Tabella 1

 

tab 2
Tabella 2


L’incrocio degli importi pagati e del numero di pratiche con il relativo settore produttivo evidenzia come nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo i progetti ammessi e finanziati siano generalmente di importi più piccoli, rispecchiando una realtà produttiva formata da micro o piccole imprese con una capacità di spesa limitata, ma con un più forte impatto sullo sviluppo dell’area in questione (Tab. 3).

tab 3
Tabella 3

Le sfide ambientali

Per i bandi del 2011 e 2012 sono state utilizzate le risorse aggiuntive, dette “risorse cofinanziate health check”, riferite alle sfide (priorità) previste dall’art. 16 bis del Regolamento 1698/2005 e sono stati introdotti e sostenuti investimenti per il miglioramento dell’efficienza energetica (4,5 milioni di euro), per le tecnologie per il risparmio idrico e gli impianti per il trattamento delle acque di scarico (circa 4 milioni). Sono state inoltre implementate le risorse per il settore lattiero caseario bovino (circa 8,7 milioni di euro) con un effetto potenziale di miglioramento della competitività del settore.
Per questi bandi la novità è stata l’utilizzo di un servizio web, realizzato nell'ambito del Programma della Rete Rurale Nazionale 2007-2013, dedicato alla redazione di business plan per progetti di impresa nel settore agricolo ed agroalimentare. Il servizio ha messo a disposizione un applicativo web (business plan on line – BPOL) per la compilazione guidata del business plan dell'impresa secondo il modello progettato da ISMEA in collaborazione con l'ABI. L'applicativo rilasciava un documento di business plan completo che ha consentito di meglio condurre una valutazione di tipo tecnico, economico e finanziario del progetto. ll BPOL è stato adottato da tre regioni (Veneto, Molise e Piemonte) come strumento obbligatorio di redazione dei business plan e sono state realizzate delle giornate di formazione rivolte sia ai tecnici compilatori che ai tecnici valutatori.
Dei bandi 2011 e 2012 sono state concluse e pagate 73 domande per 16,4 milioni di euro.

La misura e la crisi

Le risorse messe a disposizione e i bandi Health Check in anni di perdurante crisi economica hanno determinato in alcuni settori e per alcune sfide risultati inferiori alle aspettative. Il settore che ha meglio superato gli anni di crisi è stato il settore lattiero caseario che ha utilizzato i fondi ad esso destinati e quelli residui delle altre sfide (tab. 4). Il settore delle carni è stato invece quello che ha maggiormente subito la crisi economica e di riflesso ha ridotti gli investimenti e le domande di aiuto (tab. 5 e 6). La sfida “gestione delle risorse idriche” nella declinazione del risparmio idrico non ha visto la presentazione di domande di aiuto (1 sola nel bando 2011) sia a causa del ritorno economico molto dilazionato nel tempo di tali interventi sia, forse, per la scarsa importanza attribuita dalle imprese in termini di tutela ambientale.

tab 4
Tabella 4

 

tab 5
Tabella 5

Conclusioni

Si può affermare che la misura 123.1 nel suo complesso ha conseguito importanti risultati nel comparto della trasformazione dei prodotti agricoli contribuendo a rafforzare le filiere e la presenza delle imprese piemontesi sui mercati nazionali ed esteri.
Un’ultima considerazione: dalle interviste informali e dai contatti avuti con le imprese che non hanno avuto la domanda finanziata si è rilevato che in assenza dell’aiuto stesso gli investimenti sarebbero stati realizzati con molti anni di ritardo o sarebbero stati minori o non realizzati del tutto.