Carlo Masante, Gualtiero Freiburger – Regione Piemonte, Direzione Agricoltura
Intorno al riso biologico si è acceso da tempo un vivace dibattito, con il coinvolgimento di trasmissioni televisive, della componente produttiva (risicoltori bio e convenzionali) e di quella addetta al controllo e alla vigilanza (organismi di controllo e certificazione ed enti pubblici).
La Regione Piemonte è da tempo impegnata su più fronti per gestire in modo efficace le varie criticità caratterizzanti la produzione di riso biologico, dagli aspetti ambientali a quelli agronomici ed economici. Segnaliamo i principali provvedimenti adottati, riguardanti la coltura risicola, biologica e non solo.
Aspetti ambientali
Il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po (PdG Po 2015) contempla, tra le criticità ambientali, un inquinamento diffuso di origine agricola, in particolare nei corpi idrici ricadenti nell’area a vocazione risicola, per la presenza di prodotti fitosanitari.
Con un provvedimento del 22/02/2016 sono state definite le disposizioni attuative delle misure regionali per la riduzione dei prodotti fitosanitari nelle acque, concertate nell’ambito di un’apposita Commissione “Riso” e attraverso l’implementazione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in area a vocazione risicola. In pratica sono state definite le misure da adottare obbligatoriamente nelle aree a vocazione risicola per l’utilizzo di quattro prodotti fitosanitari, due erbicidi (Oxadiazon e Quinclorac) e due fungicidi (Azoxistrobina e Triciclazolo).
Tali obiettivi sono stati inseriti all’interno di un Protocollo d’intesa, firmato nell’estate 2016 e che contempla gli impegni che i singoli enti pubblici e privati intendono attuare per contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali del PdG Po, attraverso il Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, in area a vocazione risicola.
I controlli
Il Reg. 882/2004 prevede che gli Stati membri garantiscano che i controlli ufficiali siano eseguiti periodicamente, in base a una valutazione dei rischi e con frequenza appropriata, per raggiungere gli obiettivi dello stesso regolamento.
Nell’ambito dell’attività di vigilanza svolta da tempo sull’operato degli organismi di controllo (OdC) e più specificatamente negli ultimi due anni, sono emersi elementi di criticità nell’ambito dell’attività di controllo sulle produzioni risicole, riguardanti in particolare l’attribuzione della classe di rischio alle aziende, la tempistica delle visite ispettive e dei campionamenti effettuati per ricercare l’eventuale presenza di principi attivi dei prodotti fitosanitari non ammessi in agricoltura biologica.
Nello stesso tempo l’attività di vigilanza effettuata sul territorio ha evidenziato un presidio solo parziale, da parte degli OdC, nei confronti delle principali criticità caratterizzanti la gestione delle aziende risicole, di seguito riportate:
- maggioranza di aziende di tipo misto, con la contemporanea presenza di coltivazione biologica e convenzionale,
- rese unitarie spesso elevate, a fronte di ridotti apporti di elementi nutritivi,
- argini spesso privi di specie infestanti o presenza di queste seccate, con conseguente sospetto di utilizzo della pratica del diserbo,
- utilizzo di varietà poco sensibili al “brusone”,
- numero elevato di particelle coltivate con metodo biologico e quindi appezzamenti notevolmente frammentati, con confini non sempre nettamente separati da terreni coltivati con il metodo convenzionale.
Le linee guida
In considerazione di queste ed altre criticità caratterizzanti la produzione di riso biologico sono stati organizzati alcuni incontri nel 2016, con gli OdC, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica (FederBio) ed il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici e, a giugno, un incontro con l’intera filiera a Vercelli. E’ stata condivisa la necessità di definire linee guida per il controllo della coltivazione del riso biologico, al fine di verificare più efficacemente e in modo omogeneo le varie criticità della coltura.
A luglio 2016 la FederBio ha redatto e approvato la prima edizione delle “Linee Guida per il controllo delle principali criticità nella coltivazione di riso biologico, che è stata successivamente oggetto di confronto in due incontri a Milano (12 ottobre 2016) e Torino (12 dicembre), con la Regione Piemonte, la Regione Lombardia, l’Ente Risi, l’Istituto del Crea a Vercelli e l’Università di Torino. Sulla base delle modifiche ed integrazioni condivise negli incontri sopraccitati, le Linee Guida sono state aggiornate ed approvate da FederBio in data 29 marzo 2017 e trasmesse al Ministero delle Politiche Agricole ed a tutte le parti interessate.
Tenuto conto della necessità di omogeneizzare in Piemonte l’attività di controllo di tutti gli OdC, anche di quelli che non afferiscono a FederBio e che controllano un numero considerevole di operatori risicoli e che le Linee guida approvate da FederBio rappresentino pertanto l’unico riferimento per l’intera attività di controllo effettuata in Piemonte sulla filiera risicola, la Regione ha stabilito che l’attività di controllo sulla coltura del riso biologico venga condotta secondo le modalità indicate nelle Linee guida di FederBio aggiornate al 29/03/2017.
Le Linee guida contengono le verifiche a carico degli OdC per attestare l’affidabilità degli operatori risicoli nel gestire le varie criticità sopraccitate. In sintesi devono essere valutati gli aspetti agronomici ed i risultati delle prove analitiche ma, più in generale, deve essere verificata l’adeguatezza del piano delle misure concrete (o piano di gestione) presentata dall’operatore ai sensi dell’art. 63 del Reg. 889/2008.
Particolare importanza viene attribuita al controllo di due aspetti agronomici fondamentali per una corretta gestione del riso biologico, le rotazioni e le varietà parallele, oltre che dell’attività di campionamento ed analisi.
Le rotazioni
Le rotazioni rappresentano una tecnica agronomica fondamentale per una corretta gestione delle specie infestanti, aspetto critico della coltura del riso biologico; si ricorda che il D.M. n. 18354 del 27/11/2009, così come modificato dal D.M. n. 3286 del 05/08/2016, prevede che “Il riso può succedere a se stesso per un massimo di tre cicli seguiti almeno da due cicli di colture principali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminose”. E’ importante quindi sottolineare che dopo gli eventuali tre cicli di riso lo stesso possa essere coltivato sullo stesso terreno solo dopo due anni.
Si evidenzia comunque l’opportunità che gli operatori provvedano sempre a porre in rotazione una parte dei terreni destinati alla coltivazione biologica del riso, secondo una corretta organizzazione aziendale e fatta salva la discrezionalità imprenditoriale, permettendo così di mantenere pressoché costante la produzione aziendale annuale di riso biologico.
Le varietà parallele
La necessità dell’utilizzo di varietà distinte “facilmente distinguibili”, previsto dal Reg. 834/2007, è sempre stato un elemento di criticità nelle aziende miste; nelle Linee guida è stata recepita la comunicazione ministeriale n. 24915 del 28/03/2017, che ha precisato che nel caso di produzione all’interno della stessa azienda di riso sia biologico che convenzionale, è vietata la contemporanea coltivazione di varietà appartenenti allo stesso gruppo merceologico. Alla comunicazione è stato allegato l’elenco delle varietà di riso suddivise in 5 gruppi merceologici:
1. Tondo
2. Medio
3. Lungo A da parboiled
4. Lungo A da consumo
5. Lungo B
Questo elenco è stato realizzato dal CREA nell’ambito delle attività previste dal Progetto di ricerca “Risobiosystems”.
Attività di campionamento e analisi
Nelle Linee guida viene dato ampio spazio all’attività di campionamento e analisi, con indicazione delle matrici da prelevare in campo e dell’epoca di prelevamento e, per quanto riguarda le ricerche analitiche, viene indicato l’elenco dei principi attivi da ricercare. Tra le matrici da campionare, il 75% dei campionamenti deve comprendere terreno, piante ed acqua e solo il 25% il risone e derivati del riso, che invece finora erano le matrici più analizzate. Anche il periodo di campionamento è anticipato, rispetto alla programmazione prevista generalmente dagli OdC, riguardando il periodo primaverile-estivo.
I risultati analitici che rilevano la presenza di sostanze attive non consentite in agricoltura biologica, comportano per l'OdC l'attivazione di indagini finalizzate a determinare l'origine della contaminazione, tra le seguenti:
• contaminazione volontaria dell'operatore;
• contaminazione accidentale tecnicamente evitabile;
• contaminazione accidentale tecnicamente inevitabile.
Le contaminazioni di tipo ambientale possono essere significative, soprattutto relativamente al terreno e all’acqua e pertanto riveste una notevole importanza la definizione, a livello normativo, di soglie/residualità attesa ed il mantenimento di una banca dati dei risultati dei controlli analitici sul riso bio effettuati dagli OdC.
Relativamente all’acqua, per ottenere risultati comparativi, i prelievi di acqua di risaia devono essere effettuati in doppio, un primo campione deve essere prelevato in prossimità del punto di ingresso delle acque nella risaia e un secondo campione deve essere prelevato in prossimità all’ultimo punto di uscita dalle camere aziendali collegate, scegliendo le camere più a valle. I risultati delle due prove, comparati, consentirebbero, come ha evidenziato una ricerca dell’Università di Torino, la valutazione dello stato di contaminazione delle acque in ingresso (indipendenti dall’operatore) e lo stato di contaminazione delle acque in uscita, che se risultasse significativamente superiore, potrebbe rilevare l’impiego di sostanze non consentite nel biologico (dipendenti dall’operatore).
Il Progetto “Riso-Biosystems”
Il Ministero, anche in seguito ad incontri con la Regione Piemonte e la Regione Lombardia, ha attivato ed approvato a fine 2016 un progetto denominato “Risobiosystems”, affidato all’Istituto del Crea di Vercelli, con il coinvolgimento dell’Ente Risi e delle Università di Torino e Milano.
Il progetto intende svolgere studi e approfondimenti scientifici a sostegno e tutela dei sistemi di produzione di riso biologico nazionale, sviluppando le attività nelle seguenti linee di ricerca:
1) ricerca e sperimentazione di tecniche innovative per la gestione dei sistemi risicoli biologici,
2) analisi del sistema di controlli e di vigilanza per la certificazione biologica,
3) analisi e valutazione dei dati analitici ambientali di contaminazione da fitofarmaci nelle aree a risicoltura intensiva,
4) coordinamento di reti a sostegno di iniziative di ricerca-azione successive al progetto,
5) coinvolgimento, animazione e partecipazione multi-stakeholder,
6) supporto tecnico alle politiche di sviluppo e produzione legislativa PQAI 1 - Ufficio agricoltura biologica.
La linea di ricerca n. 2 prevede la definizione di linee guida per la gestione dei controlli sul riso biologico, ma l’attuazione del progetto è triennale, per cui i risultati potranno essere utilizzati in futuro. A livello locale c’era l’esigenza di definire tali Linee guida nell’immediato, con la consapevolezza che quelle emanate da FederBio potranno essere utilizzate all’interno del progetto.
La vigilanza
A fine 2015 la Regione Piemonte ha evidenziato agli OdC le carenze in termini di efficacia della loro attività di controllo presso le aziende risicole, negli aspetti già richiamati nel presente articolo e negli ultimi due anni ha indirizzato la sua attività di vigilanza sull’operato degli OdC proprio nel settore risicolo.
Si parte dall’esigenza di tutelare i consumatori, che hanno grandi aspettative nei confronti di un settore che utilizza un metodo più rispettoso nei confronti dell’ambiente e la cui produzione ha una quotazione che vale circa tre volte quella del prodotto convenzionale. Le aspettative sono quindi elevate e così gli interessi.
Nell’ambito delle aree a vocazione risicola è attiva anche la Direzione Regionale Ambiente, governo e tutela del territorio che, sulla base dei risultati del monitoraggio ambientale delle acque, ha selezionato i territori dai quali può potenzialmente pervenire la sostanza attiva Bentazone e ha richiesto all’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (Arpa Piemonte) di avviare un’attività di controllo e vigilanza sull’uso della sostanza attiva Bentazone in specifiche aree.
Prendendo spunto dall’iniziativa della Direzione Ambiente e con l’obiettivo di operare in un’ottica di sistema dei vari controlli di competenza da effettuarsi sull’impiego di prodotti fitosanitari in area risicola e di intensificare l’attività di vigilanza sull’operato degli OdC presso le aziende risicole, la Regione Piemonte, a fine aprile 2017 ha avviato un’attività di vigilanza, con il coinvolgimento delle Strutture Temporanee della Direzione Agricoltura di Alessandria, Novara e Vercelli.
L’attività di vigilanza presso il campione di operatori individuato sarà effettuata in momenti di criticità per l’attività aziendale e per la coltura interessata e comprenderà anche un’attività di campionamento e di successiva analisi, gestita dall’Arpa secondo le modalità previste dal DM. n. 16954 del 29/10/2010, al fine di acquisire ulteriori informazioni sull’efficacia del sistema di controllo predisposto dagli OdC e, di conseguenza, sull’affidabilità degli operatori attivi nella filiera risicola.
Gli esiti dell’attività di vigilanza saranno comunicati agli OdC interessati, all’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari ed all’Organismo Pagatore (Arpea), per gli adempimenti di competenza.