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Il Piemonte rurale 2018

di Stefano Cavaletto - IRES Piemonte

 

E’ stato pubblicato il rapporto annuale Piemonte Rurale 2018 redatto da IRES Piemonte. Come ormai consueto, anche quest’anno il rapporto si compone di tre parti: la prima dedicata al settore agricolo, la seconda all’evoluzione delle aree rurali della nostra regione e la terza ai cambiamenti delle politiche e del quadro legislativo.

Il 2017 è stato in Piemonte il terzo anno più caldo e il quarto più secco dal 1958; le cinque annate più calde sono state tutte successive al 2007. Questi pochi dati forniscono un’idea concreta dell’avanzare del cambiamento climatico nella nostra regione. L’andamento meteorologico anomalo si è riflesso sulle produzioni agricole, con forti contrazioni per cereali, frutta e uva da vino.

Per gli allevamenti, si segnala positivamente la ripresa del settore lattiero, oltre al riconoscimento, dopo un lunghissimo percorso di approvazione avviato nel 2009, del Vitellone Piemontese della Coscia IGP, una certificazione riservata alle carni ottenute dalla macellazione di bovini di Razza Piemontese.

Dal punto di vista strutturale, anche nel 2017 è continuato in Piemonte il trend di riduzione del numero di aziende agricole (-2,2%); dal 2007 si è passati da 66.417 a 51.770 aziende (-22%). L’industria alimentare si è invece stabilizzata dopo un forte ridimensionamento causato dalla crisi economica, stabilizzandosi su una consistenza di circa 4.200 aziende (nel 2007 erano poco più di 7.000).

Note positive giungono dall’export agroalimentare, che si è ormai consolidato come uno dei fattori trainanti dell’economia regionale. Nel 2017 il comparto ha inviato all’estero prodotti per un valore di oltre 5,4 miliardi di €, con una crescita superiore ai 500 milioni e un attivo della bilancia commerciale di 1,36 miliardi di €. Il principale elemento fondante del successo delle produzioni agroalimentari italiane e piemontesi è rappresentato dai prodotti di qualità certificata, sia quelli legati al territorio di origine (DOP e IGP) sia quelli ottenuti con processi sostenibili come il metodo biologico.

Passando alla situazione delle aree rurali del Piemonte, l’andamento demografico recente mostra una leggera ripresa dei saldi migratori complessivi, tuttavia insufficiente a colmare il saldo naturale fortemente negativo. Inoltre, il saldo migratorio di persone straniere nelle aree rurali montane e svantaggiate è stato anch’esso negativo nel 2017, segnalando una perdita di attrattività di tali territori, probabilmente da mettere in relazione con la forte e perdurante crisi del settore edilizio, tipico sbocco occupazionale per i lavoratori immigrati. Anche il settore dei servizi, in tutte le tipologie territoriali, mostra una tendenza negativa, imputabile soprattutto a un calo robusto nel ramo dei trasporti.

L’andamento del settore commerciale e di quello turistico segnano sempre più chiaramente le differenze tra le zone rurali marginali di alta collina e montagna (codificate secondo la classificazione del PSR come C2 e D) rispetto alle vitali colline dell’enogastronomia (C1). Nelle prime si assiste a un continuo declino del numero di esercizi commerciali e di bar, ristoranti e in genere gli esercizi pubblici, che crescono invece nella collina enoturistica.

Nel 2017 si conferma il trend di crescita, ormai decennale, per quanto riguarda il flusso di turisti in Piemonte con gli arrivi che hanno sfiorato i 5,2 milioni, il 38% dei quali di provenienza estera.

Negli ultimi mesi si è avviato il percorso che porterà alla riforma della PAC per il periodo 2021-2027 ed è attualmente in discussione la proposta della Commissione Europea in materia di agricoltura e sviluppo rurale. Sono stati individuati tre obiettivi principali: promuovere un settore agricolo intelligente e resiliente; rafforzare la tutela dell’ambiente e l’azione per il clima contribuendo agli obiettivi climatici e ambientali dell’UE; sostenere il tessuto socioeconomico delle aree rurali. Di notevole impatto saranno le decisioni in merito al budget, poiché la previsione è di applicare dei tagli alla PAC passando dall’attuale 37,6% del bilancio comunitario al 28,5% per il periodo 2021-2027. Per l’Italia il nuovo bilancio porterebbe a un taglio del 3,9% per i pagamenti diretti e del 15,3% per lo sviluppo rurale, a fronte di una maggiore flessibilità e libertà di scelta nel decidere l’allocazione delle risorse.

A livello locale, la Regione Piemonte sta dedicando importanti sforzi per accelerare il processo di formazione delle Unioni di Comuni e la loro entrata in funzione come soggetti in grado di erogare servizi in forma associata. L’elevata frammentazione amministrativa del Piemonte rende particolarmente utili queste forme di coordinamento dei Comuni ma, al tempo stesso, genera una serie continua di movimenti che non consentono di giungere a una situazione stabile e consolidata.

 

Scarica il rapporto "Piemonte rurale 2018"