
Le più recenti ricerche di marketing1 indicano, tra le tendenze di consumo più evidenti nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO) nazionale, il ritorno all’acquisto di prodotti agroalimentari italiani, legato alla percezione sia di una qualità superiore sia di una maggiore attenzione alla sostenibilità da parte delle aziende italiane. Oltre alle etichettature di prodotto più diffuse - dal generico “100% Italiano” a “Made in Italy/Prodotto in Italia”, fino ai prodotti riportanti il tricolore - sugli scaffali della GDO trovano spazio anche molti prodotti che specificano in etichetta il loro carattere regionale2. Secondo l’Osservatorio Immagino – GS1 la classifica di vendita dei prodotti che riportano in etichetta la loro origine regionale vede il Trentino-Alto Adige stabile in prima posizione, mentre il Piemonte conferma la sua terza posizione, con oltre 319 milioni di euro di vendite realizzate da 1.271 prodotti.
Nonostante questi risultati lusinghieri permane il tema, particolarmente sentito anche dalla Regione Piemonte, dell’effettiva conoscenza da parte dei consumatori non solo della provenienza dei prodotti ma anche del reale significato, valore e portata dei sistemi di qualità (DOP, IGP, STG…) che certificano moltissimi tra i prodotti piemontesi.
Un’altra recente ricerca3 infatti ha evidenziato che, tra i soggetti intervistati, le denominazioni DOP e IGP sono note alla quasi totalità del campione (il 96% ne conosce almeno una), ma solo poco più della metà ha riconosciuto l’origine in uno specifico territorio come caratteristica distintiva. Poco diffusa inoltre la percezione di altri aspetti caratterizzanti di questi prodotti: migliore contenuto nutrizionale e minore impatto ambientale del processo produttivo, ma anche sostegno al tessuto sociale e produttivo locale, salvaguardia della cultura e delle tradizioni, coesione territoriale. Queste caratteristiche si riflettono però in un costo più elevato: poco più di un quarto degli intervistati, ritiene che un prodotto DOP o IGP possa aspirare ad un valore superiore del 15% a quello degli altri generi alimentari non certificati.
E i consumatori piemontesi? Di fatto, quanto sono davvero a conoscenza di cosa significhi “prodotto piemontese”? Quanto poi sanno del reale significato delle sigle DOP, IGP, STG, PAT? Sarebbero disposti a mettersi in gioco con un percorso attivo di conoscenza ed educazione che coinvolga i negozi in cui normalmente fanno la spesa? E la GDO potrebbe giocare un ruolo attivo in questo percorso?
La Regione Piemonte, Direzione Agricoltura e cibo, nell’ambito delle attività previste dal proprio Piano Operativo Triennale sulle Politiche locali del cibo4, che comprende anche il macro-obiettivo “Orientamento dei consumi”, nei mesi scorsi ha esplorato il ruolo che la GDO può ricoprire nel percorso di conoscenza e consumo dei prodotti piemontesi da parte dei consumatori.
I prodotti locali come strumento educativo
Scegliere un prodotto locale non è solo una questione di gusto: è un gesto che racchiude valore educativo, culturale e ambientale. I prodotti del territorio aiutano i consumatori a riscoprire il legame profondo tra cibo, stagioni, paesaggi ed economia locale, mettendo in evidenza ciò che spesso rimane sullo sfondo: la campagna, la ciclicità naturale e il ritmo della terra. Consumare alimenti locali e stagionali, infatti, significa imparare quali cibi nascono in un determinato periodo dell’anno, e perché è proprio quello il momento migliore per gustarli. Questa scelta non solo può arricchire la varietà della dieta, ma stimola l’esperienza sensoriale del pasto, riducendo la monotonia e aumentando il piacere di mangiare.
Dal punto di vista ambientale i prodotti locali possono rappresentare una scelta virtuosa ad esempio perché contribuiscono a ridurre le distanze tra produttore e consumatore, diminuendo l’impatto sull’ambiente dei trasporti. Inoltre, sul piano sociale, l’acquisto di questi prodotti garantisce un sostegno concreto agli agricoltori, promuovendo nei consumatori una maggiore consapevolezza del ruolo dei piccoli produttori nell’economia locale.
Infine, ogni prodotto locale racconta una storia: una ricetta di famiglia, una tecnica di lavorazione o un ingrediente tipico. Scoprirli non significa solo educare al gusto e alla qualità, ma anche entrare in contatto con una cultura alimentare viva e radicata.
Progettare nuovi spazi educativi per i consumatori
La Regione Piemonte, attraverso il proprio quadro normativo in materia di politiche alimentari, lavora per rinnovare in chiave sostenibile il legame tra produzione, consumo e territorio. In questo contesto, ha avviato una riflessione strategica su come valorizzare i prodotti alimentari locali e i luoghi della loro distribuzione, con l’obiettivo di sperimentare modelli innovativi di educazione alimentare rivolti ai consumatori.
Nel 2024, in collaborazione con l’università di Pavia, è stata condotta un’analisi di fattibilità per la creazione di un percorso educativo-esperienziale incentrato sui prodotti tipici del Piemonte, sfruttando il contesto della GDO. I supermercati sono stati individuati come luoghi privilegiati per l’eventuale avvio del progetto grazie al loro peso nella distribuzione, alle capacità comunicative e organizzative, e al ruolo centrale che svolgono nelle scelte alimentari quotidiane dei consumatori.
L’analisi di fattibilità è stata effettuata attraverso dei focus group5 con rappresentanti della GDO e ricerca bibliografica scientifica. L’indagine ha evidenziato il potenziale inespresso per la valorizzazione del cibo piemontese all’interno dei supermercati ma è emersa anche la difficoltà di definire in modo chiaro che cosa si intenda per prodotto piemontese. La materia prima locale, la trasformazione in Piemonte e la tradizione culinaria regionale, infatti, sono elementi chiave, ma non sono sempre presenti contemporaneamente. La confusione si estende anche alle certificazioni DOP, IGP, STG e PAT, poco conosciute dai consumatori e non esclusive dei prodotti Piemontesi. Inoltre, i prodotti in oggetto sono presenti nei supermercati in modo frammentario e spesso non sono facilmente identificabili.
A prescindere dalle difficoltà di definizione, il campione intervistato ha espresso un sincero interesse per rendere i supermercati uno spazio educativo, in grado di raggiungere un pubblico vasto e diversificato. L’apprendimento in un contesto reale e quotidiano, favorito da un’esperienza pratica e memorabile, infatti, ha il potenziale per influenzare positivamente le scelte di acquisto dei consumatori, incentivando anche quelle di prodotti locali, sani e sostenibili.
In conclusione, l’analisi ha evidenziato come le Politiche Locali del Cibo e la GDO abbiano il potenziale per consorziarsi e realizzare iniziative concrete atte a promuovere i prodotti locali e l’educazione alimentare. Sebbene il progetto non sia ancora stato avviato, emergono premesse solide per intraprendere un percorso condiviso capace di generare un circolo virtuoso tra produttori piemontesi, GDO e consumatori, favorendo la conoscenza e l’apprezzamento del cibo locale, incentivando abitudini alimentari più varie e sostenibili e contribuendo allo sviluppo del territorio.
Note
1 LodeFood https://lodefood.com/gdo-tra-rientro-dellinflazione-e-nuove-tendenze-di-consumo/
2 Osservatorio Immagino https://gs1it.org/servizi/osservatorio-immagino/
3 Distribuzione Moderna https://distribuzionemoderna.info/primo-piano/dop-e-igp-quanti-le-conoscono-a-fondo-rispondono-1-600-consumatori
4 Regione Piemonte - Politiche locali del cibo https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/cibo-territorio-consumo-alimentare/politiche-cibo
5 I focus group sono una tecnica di ricerca qualitativa che coinvolge un gruppo di persone selezionate, guidate da un moderatore, per discutere un argomento specifico. L’obiettivo è raccogliere informazioni approfondite sulle opinioni, le esperienze, le percezioni e gli atteggiamenti dei partecipanti riguardo al tema in esame, sfruttando le dinamiche di gruppo. Rispetto a delle interviste singole, questa metodologia si distingue per le interazioni che si instaurano tra i partecipanti e che, eventualmente, possono produrre nuove idee e prospettive che difficilmente emergerebbero in un contesto individuale.