
Nelle giornate del 29 e 30 gennaio 2025 alcuni settori della Direzione Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte hanno partecipato ad una serie di incontri e dibattiti durante lo svolgimento della seconda edizione della Fieragricola Tech di Verona, nata dalla più nota e ormai storica Fieragricola, entrambe a cadenza biennale. Ricca e interessante la due giorni veronese, il cui programma è stato efficacemente riassunto nello slogan : Digital Farming – Water – Energy – Robotics – Biosolutions. Queste le tematiche su cui inevitabilmente verterà l’agricoltura degli anni a venire, senza prescindere dalla tutela ambientale (riduzione delle emissioni, risparmio idrico, energia da fonti rinnovabili) e dall’utilizzo delle tecnologie di ultimissima generazione, sia nei processi produttivi che di trasformazione. La Regione Piemonte ha pertanto assistito a vari convegni relativi alle “macro tematiche” sopra citate al fine di poter svolgere attività informativa e divulgativa in favore delle imprese agricole piemontesi e di tutti gli operatori di settore.
Fonte di interessanti spunti di riflessione si è rivelato il convegno sull’intelligenza artificiale in agricoltura, in cui è stato illustrato il punto su prospettive e attualità dell’applicazione di questa nuovissima tecnologia da un punto di vista pratico e operativo, non meramente teorico.
Partendo da un excursus sulla storia dell’I.A. è stato illustrato come le prime ricerche fossero iniziate già negli anni ’50 del secolo scorso, con Alan Turing che nel 1951 sperimentava le possibilità offerte dal controllo delle macchine intelligenti, arrivando fino ai giorni nostri tra picchi di entusiasmo e fiducia nella tecnologia in grado di migliorare la qualità della vita dell’essere umano e altrettante battute d’arresto per le numerose speranze che l’ingegneria informatica non riusciva a soddisfare. È stato inoltre precisato che sarebbe più corretto parlare di Intelligenze Artificiali, al plurale, trattandosi di due macro-tecnologie basate sui dati e sulla conoscenza, ovvero su algoritmi che identificano correlazioni statistiche per prendere decisioni, così come su modelli logici matematici per elaborare deduzioni. Tutto ciò senza mai dimenticare che l’I.A. può eseguire compiti complessi con velocità e precisione nettamente superiori agli esseri umani, ma rivelando ancora limiti che possono essere pericolosi, rendendo di fatto essenziale affiancare il giudizio e le capacità cognitive umane ai sistemi artificiali.
Scendendo più concretamente nel dibattito, è stato enunciato come l’I.A. in ambito agricolo dovrebbe essere considerata come la naturale evoluzione dell’Agricoltura 4.0 e dell’Agricoltura di Precisione, citando esempi applicativi in cui oggigiorno essa viene ad esempio utilizzata: - per l’ottimizzazione nell’uso di fertilizzanti con conseguenti ricadute positive ambientali ed economiche attraverso l’elaborazione di dati sullo stato del suolo, la composizione del terreno e le sue eventuali carenze nutrizionali; - per il monitoraggio fitosanitario, riuscendo a individuare l’insorgenza di malattie o parassiti dannosi attraverso telecamere, droni e sensori; - per la razionalizzazione dell’irrigazione attraverso la raccolta di dati meteorologici, di informazioni sul suolo e sulle condizioni ambientali, evitando così sprechi e riducendo i costi a carico dell’imprenditore agricolo.
In correlazione con quanto sopra, e sempre di stretta attualità, è stato il convegno dedicato all’interoperabilità dei dati in agricoltura.
L’incontro inizialmente ha fornito informazioni sul “Data Act”, il Regolamento (UE) 2023/2854 che stabilisce le norme per l’accesso e l’uso dei dati, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea a fine dicembre 2023 e prossimo a entrare in vigore a partire da settembre 2025. Particolare risalto è stato dedicato ai Data Spaces, ovvero “ecosistemi digitali” necessari alla creazione dei dati e quindi alla loro divulgazione. Si è così introdotto il tema dell’interoperabilità, descrivendo l’importanza dei suddetti spazi digitali, che devono essere progettati per favorire al massimo l’efficienza e la circolazione dei dati all’interno della UE, seguendo standard condivisi e accessibili con l’obiettivo di arrivare a un mercato unico dei dati stessi.
È stata ribadita la necessità per gli imprenditori agricoli di aumentare la loro consapevolezza sul valore dei dati che essi stessi producono, così come è stato auspicato il raggiungimento di un cambio di mentalità che porti a superare il timore nel condividere dati, aspetto in Italia ancora troppo diffuso e frequente tra cittadini, imprese ed enti pubblici. Un caposaldo del Data Act è proprio basato sulla convinzione che la diffusione equa del valore dei dati fra tutti i cittadini europei sia il miglior deterrente per evitare inopportune concentrazioni di potere. A tal proposito si sta attualmente lavorando a un sistema federato di interoperabilità che garantisca il flusso libero dei dati e la loro condivisione, utilizzando nella ricerca sulle chiavi dei diversi standard di interoperabilità anche l’intelligenza artificiale, che sembra dare buoni risultati. Il tutto, ovviamente, senza tralasciare l’importanza della sicurezza nella protezione dei dati stessi (essendo indubbia la crescita esponenziale del rischio di esposizione delle informazioni, man mano che aumenta la loro condivisione) e, per quel che concerne l’attività della nostra Direzione, la richiesta della UE sull’interoperabilità dei dati per giustificare i finanziamenti erogati in agricoltura.
Altrettanto degno di nota è stato l’incontro organizzato per fornire delucidazioni e prospettive di utilizzo del “nuovo” quaderno di campagna. È stata infatti l’occasione per approfondire vantaggi, dubbi e criticità inerenti la richiesta della Unione Europea di avere da parte degli agricoltori, a far data dal 2026, una serie di dati (tra cui operazioni colturali, trattamenti, concimazioni) in formato digitale e pressoché in tempo reale. Certo non sarà facile trovare un compromesso tra la necessità dei controlli e l’inevitabile aumento degli adempimenti burocratici da parte degli imprenditori agricoli, tuttavia i relatori sono risultati concordi nel considerare il QDCA (Quaderno di Campagna dell’Agricoltore) come strumento centrale per la raccolta dei dati necessari alla verifica dell’attività agricola, utili anche per la lotta alla concorrenza sleale e a garantire equità nell’accesso ai fondi pubblici, garantendo al contempo controlli più puntuali e tempestivi in grado di ridurre la necessità di verifiche in loco. Altresì va considerato che il passaggio al sistema digitalizzato riduce la possibilità di errore a meno del 2% e, visto che la Corte dei Conti Europea accetta questa soglia di discrepanza per definire “perfetto” il sistema, secondo AGEA diventa fondamentale la raccolta digitale dei dati e la sua integrazione con il fascicolo aziendale.
Questo partendo dalla considerazione che l’Italia ha subito dal 2020 al 2024 rettifiche finanziarie pari a 378 milioni di euro a causa di carenze nei controlli, e che tutt’oggi è allo studio una ulteriore sanzione da 1,2 miliardi di euro per le imprecisioni derivanti dall’uso del catasto per la verifica delle superfici agricole. Per far fronte a lacune di questo tipo l’Unione Europea, a partire dal 1 gennaio 2026, renderà obbligatoria la compilazione digitale del QDCA per tutte le aziende agricole, garantendo agli agricoltori che aderiranno all’iniziativa volontariamente già dal 2025 un’esenzione dai controlli secondo il principio del “controllo di plausibilità”. Sono già disponibili molteplici software commerciali realizzati per la registrazione dei dati di campo, in grado di fornire le informazioni necessarie al CAA per aggiornare il database regionale per la gestione del Quaderno di Campagna. Sarà tuttavia possibile operare direttamente sul servizio online di Regione Piemonte tramite l’applicativo Quaderno di Campagna, sistema sviluppato per la registrazione di tutte le operazioni di campo, i trattamenti fitosanitari, le fertilizzazioni e gli interventi irrigui, inserendo i dati autonomamente o avvalendosi delle competenze di figure professionali specializzate. In entrambi i casi il sistema regionale, tramite procedure di interoperabilità, garantirà l’aggiornamento delle banche dati di AGEA. I relatori, nel chiudere i lavori, hanno convenuto sul fatto che il nuovo QDCA sarà operativamente utile per l’ottimizzazione della gestione aziendale, ergo migliorando redditività e sostenibilità della produzione agricola: se volessimo tramutare i contenuti dell’incontro in uno slogan, si potrebbe riassumere in “i dati non sono un obbligo, ma un’opportunità” poiché un’agricoltura sempre più trasparente e certificata rafforzerà la fiducia dei consumatori e del mercato nel made in Italy rispetto alla concorrenza .
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Infine, si è tenuto l’incontro dedicato alle novità in materia di crediti di carbonio e di carbon farming, ritenuti strumenti utili all’incremento della sostenibilità nell’attività agricola. Questo aspetto rientra in una visione che non consideri più l’agricoltura come solamente legata alla produzione di cibo, ma come “mezzo” per contrastare i cambiamenti climatici tramite l’utilizzo di buone pratiche agricole. Infatti, proprio a causa dell’innalzamento delle temperature globali e della crescente instabilità climatica, risulta indispensabile ridurre le emissioni di gas serra. L’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 auto-imposto dall’Unione Europea non può prescindere dalla decarbonizzazione e dalla compensazione mediante il sequestro di carbonio nel suolo e nella biomassa legnosa.
In tal senso il carbon farming rappresenta una delle soluzioni più promettenti, attraverso pratiche in grado di migliorare la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica nei suoli. Ciò può avvenire ad esempio attraverso la gestione sostenibile dei pascoli, l’adozione (dove possibile) di colture perenni, l’ottimizzazione dell’irrigazione, l’agroforestazione per aumentare la biomassa legnosa, la riduzione progressiva delle fertilizzazioni chimiche e l’utilizzo di biochar (materiale carbonioso ottenuto mediante decomposizione termochimica di biomassa vegetale), essendo il carbone vegetale una sostanza organica ricca di carbonio in grado di rimanere immagazzinato nel terreno per molti anni. Le aziende agricole che adottano pratiche di carbon farming potranno farsi certificare e vedersi riconosciuti dei crediti di carbonio, con un singolo credito corrispondente al trattenimento di una tonnellata di anidride carbonica equivalente. Tali crediti potranno essere rivenduti nel mercato volontario, generando quindi un profitto extra per l’economia aziendale.
La certificazione dei crediti è legittimata dal Regolamento (UE) 3012/2024, che stabilisce che un imprenditore agricolo per vedersi certificati i crediti deve dimostrare: che le pratiche adottate sono migliorative rispetto alla precedente gestione; l’impegno a mantenere tali pratiche nel tempo; la tracciabilità al fine di garantire la massima trasparenza tra venditore e compratore. In conclusione è stato poi illustrato un progetto del CREA a tema carbon farming in viticoltura, denominato “LIFE VitiCaSe”, caratterizzato da una serie di pratiche agronomiche in grado di aumentare la capacità dell’ecosistema vitivinicolo di catturare e immagazzinare carbonio atmosferico, aggiungendo lo sviluppo di tool digitali che consentono di monitorare e gestire al meglio l’intero processo, così da poter migliorare la qualità dei terreni agricoli (quindi dell’uva prodotta e trasformata) e da fornire un incremento al reddito dell’impresa agricola.
Concludendo, due giorni di convegni, dibattiti e incontri interessanti e formativi per un’agricoltura sostenibile, innovativa e al passo coi tempi e con l’impronta tecnologica e green incentivata dalla UE. Appuntamento a Verona tra due anni per Fieragricola Tech 2027!