Notizia – Scritto da Paolo Aceto, Chiara Maeva Soster – 30 Settembre 2024

Il Sistema della conoscenza e dell’innovazione agricola in Piemonte

I bandi dedicati a formazione, informazione e ricerca in agricoltura

Il Sistema della conoscenza e dell’innovazione agricola in Piemonte

Con la nuova programmazione della Politica Agricola Comune (PAC), nel Complemento di Sviluppo Rurale (CSR) della Regione Piemonte è comparso un termine nuovo e un po’ strano: AKIS. Cosa significa?

È un acronimo. Sta per Agricoltural Knowledge and Innovation System che, tradotto in italiano, significa letteralmente Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione Agricola o SCIA, abbreviato.

Sì ma, concretamente, cos’è?

Nelle politiche di sviluppo rurale, l’AKIS è l’insieme degli interventi con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e il grado di innovazione delle imprese operanti in aree rurali, in primis quelle agricole. Si concretizza, ad esempio, in progetti di innovazione, consulenza, formazione e informazione...

Non mi pare una grande novità…

È vero che molti interventi, tra cui quelli citati, erano già presenti nelle passate programmazioni dello sviluppo rurale e, di per sé, non rappresentano una novità. Tuttavia, vi sono significativi cambiamenti: nell’attuale programmazione compaiono nuovi interventi, quali la formazione dei consulenti o i servizi di supporto all’innovazione per le aziende agricole, mentre altri interventi, quali le azioni dimostrative, vengono attivati sul territorio regionale. Ma soprattutto, per la prima volta, l’AKIS acquisisce una sua identità e si differenzia da tutti gli altri interventi della PAC. Non è solo una questione di nome o visibilità: proprio perché in questa programmazione si riconosce l’esistenza dell’AKIS, per la prima volta l’Unione Europea pretende che gli stati membri, nei loro piani strategici della PAC, sviluppino una strategia ad esso dedicata. Insomma non si tratta più del singolo bando di finanziamento o di una collezione di operazioni scollegate, ma di portare a fattor comune tutti gli interventi collegati all’AKIS e incastonarli in un disegno più ampio, renderli funzionali gli uni agli altri e allo sviluppo del mondo rurale.

Pare interessante anche se molto complesso. Quali sono i punti che affronta la strategia AKIS nazionale?

La strategia AKIS si pone le seguenti domande: come dovrebbe essere organizzato il sistema della conoscenza e innovazione italiano per garantirne un migliore funzionamento? Come far lavorare insieme i servizi di consulenza, la ricerca e le reti della PAC per aumentare il grado di partecipazione degli agricoltori al sistema della conoscenza e innovazione? Come organizzare i consulenti agricoli per garantire un servizio di consulenza efficiente a favore delle aziende agricole del nostro Paese? Come fornire un sostegno all'innovazione efficace?

Quali sono le principali problematiche dell’AKIS nazionale individuate dalla strategia?

Essenzialmente, il fatto che il nostro sistema della conoscenza e innovazione è caratterizzato da una pluralità di attori e livelli: lo Stato centrale, le Regioni e Province autonome, gli agricoltori, le imprese delle filiere a monte e valle delle aziende agricole, scuole ed università, enti di ricerca, ordini professionali, organizzazioni dei produttori, ONG, soggetti della società civile… Questa molteplicità di soggetti nel nostro Paese si traduce in una significativa difficoltà di coordinamento che rende difficile la diffusione delle innovazioni e dei servizi di supporto alle imprese e/o ai territori.

E quali sono le risposte della strategia a questo problema?

Perseguire un approccio che preveda il coinvolgimento di tutti gli attori dell’AKIS riferibili al tema, settore, problematica o territorio oggetto di attenzione e attuare in maniera coordinata gli interventi.

Se il problema è legato al fatto che abbiamo un AKIS con tanti attori a livelli territoriali diversi, è utile una strategia nazionale? Non sarebbe meglio prevedere tante strategie regionali diverse, per tenere conto della varietà di situazioni, esigenze e fabbisogni lungo la penisola?

In realtà è importante l’esistenza di entrambe. A livello nazionale, c’è una ineludibile necessità di coordinamento e cooperazione per evitare duplicazioni, uso inefficiente delle risorse e assicurare risposte unitarie alle problematiche che hanno valenza sovra-regionale. Le strategie regionali hanno un senso in quanto, poiché più vicine al territorio, permettono di cogliere meglio alcune peculiarità o esigenze specifiche che, in un contesto nazionale, rischierebbero di non essere sufficientemente rappresentate. D’altronde, l’architettura dell’AKIS è già così: non vi è solo l’approccio nazionale ma il CSR, il complemento di sviluppo regionale piemontese, con una sua sezione dedicata all’AKIS regionale.

Quali sono, allora, le peculiarità piemontesi?

Nel quadro regionale le criticità e i punti di debolezza non differiscono molto dalla situazione nazionale. Nel CSR piemontese si individua il soggetto che, in Piemonte, ha il compito di superare la carenza di coordinamento tra tutti i soggetti dell’articolato e frammentato sistema AKIS regionale: il Tavolo SCIA. Si tratta di un tavolo, istituito ai sensi della L. R. 1/2019 “Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale”, in cui, oltre alla Regione, sono rappresentati gli enti di ricerca, gli ordini professionali, le organizzazioni professionali agricole e le associazioni di rappresentanza del movimento cooperativo. Ha un compito consultivo nella definizione delle politiche regionali relative al sistema della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura ed è un luogo di incontro e confronto tra i diversi soggetti. Altri punti qualificanti sono la previsione di attuazione in maniera sinergica e coordinata degli interventi, anche attraverso una opportuna calendarizzazione dei bandi; la definizione, in un’ottica partecipata con i portatori di interesse, di tematiche specifiche a cui attribuire specifici punteggi premiali; l’adozione di criteri di selezione che premiano le sinergie tra i diversi interventi, ad esempio punteggi aggiuntivi qualora le azioni dimostrative o le azioni di informazione abbiano come oggetto i risultati di progetti di innovazione; il coinvolgimento attivo dei consulenti nei progetti di innovazione…

A quanto ammontano le risorse destinate all’AKIS?

In Piemonte, a poco meno di 36 milioni di euro, di cui 25 specificatamente destinati all’agricoltura e al mondo rurale e circa 11 al settore forestale.

È tanto o è poco?

È quasi impossibile rispondere a questa domanda. Innanzitutto qual’è il metro di paragone? La cifra di 36 milioni di euro significa complessivamente quasi il 4,7% delle risorse del CSR piemontese a fronte di una media italiana attorno al 2,8%, rendendolo un investimento degno di nota per il Piemonte. Inoltre è necessario ricordare che per questi interventi il beneficiario non è, come in altri interventi del CSR (ad esempio per gli investimenti o i pagamenti agro-climatico-ambientali), il singolo agricoltore, ma il soggetto che presta il servizio di conoscenza e innovazione. I budget attribuiti agli interventi diventano quindi difficilmente paragonabili: per finanziare l’acquisto di trattori con l’intervento SRD01 sarà necessaria una dotazione finanziaria significativa per soddisfare, verosimilmente, i fabbisogni di una platea molto ampia di soggetti, al contrario per finanziare azioni dimostrative con la SRH05 non saranno necessarie azioni in ogni azienda agricola, ma basterà sostenere un numero limitato di aziende dimostrative, con le giuste capacità e competenze, per raggiungere una platea molto ampia di agricoltori. Gli interventi AKIS sono quindi caratterizzati da un naturale effetto moltiplicatore grazie al quale un ammontare tutto sommato contenuto di risorse può avere ricadute molto ampie nei confronti di una platea numerosa e a beneficio di interi territori.

Sono oramai passati quasi due anni dall’avvio del CSR: qual è un primo giudizio sugli interventi AKIS?

Articolato, rispondendo in una parola!

Cioè?

Partendo dagli aspetti problematici, è possibile in primis citare il nuovo modello attuativo della PAC per questa programmazione, ovvero l’introduzione di un unico piano strategico italiano, che ha senza dubbio creato qualche criticità organizzativa e amministrativa. Si tratta, a dir la verità, di difficoltà che riguardano in generale tutta la PAC e di cui si discute anche sui media nazionali, tuttavia, è innegabile che queste difficoltà si siano scaricate anche sugli interventi AKIS, complicando un poco l’avvio dei bandi. Per quanto riguarda gli aspetti positivi è stato finalmente avviato il Tavolo SCIA, un interessante luogo di confronto tra gli stakeholder, in cui soggetti diversi, con scopi, finalità e funzioni diversificate possono confrontarsi e apportare il loro contributo per lavorare insieme alla definizione delle politiche regionali in materia. Nonostante alcuni meccanismi di funzionamento del tavolo necessitino ancora di un periodo di “rodaggio”, il tavolo è comunque partito segnando un importante traguardo per il sistema della conoscenza e innovazione piemontese. In due anni sono stati aperti sei bandi su sei diversi interventi, attivando quasi il 50% delle risorse programmate sull’AKIS agricola e per la fine del 2024 è in programma l’apertura di altri due bandi, relativi agli ultimi due interventi AKIS agricoli non ancora attivati. Nei box in queste pagine si possono trovare tutti i dettagli sui singoli interventi. Alcuni bandi sono risultati particolarmente attrattivi, ad esempio SRH05 che finanzia azioni dimostrative e rappresenta una novità per la Regione Piemonte, altri, come quelli sulla formazione per agricoltori e consulenti, sono stati meno apprezzati, con una partecipazione inferiore alle attese.

Per quale motivo?

Questo esito può essere attribuito ad un insieme di cause diverse, tra cui la sovrapposizione con altre fonti di finanziamento. Alcuni soggetti, in un periodo in cui sono presenti moltissimi bandi diversi, ad esempio il PNRR, hanno dovuto scegliere e concentrare le loro forze su alcuni interventi a discapito di altri.

Il CSR, da questo punto di vista, è meno competitivo del PNRR?

Il CSR è sicuramente diverso dal PNRR, in termini di interventi finanziati, budget complessivo e percentuali di contributo. Se poi la domanda è riferita al tema della complessità burocratica delle domande presentate sull’AKIS…

In effetti...

… diremo che, nel rispetto delle norme che regolano l’uso dei fondi europei e del FEASR in particolare, in questa programmazione, anche sulla base delle indicazioni dei beneficiari della passata programmazione, si è cercato di semplificare, ove possibile, l’attuazione degli interventi. Ad esempio, è stato ampliato l’utilizzo dei costi semplificati, con l’obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi e concentrare le risorse umane e gli sforzi amministrativi necessari per la gestione dei fondi sul raggiungimento degli obiettivi strategici invece di disperderli nella raccolta e verifica di documenti finanziari. Si è, inoltre, facilitato l'accesso dei beneficiari di minore entità ai finanziamenti grazie alla semplificazione del processo gestionale, sperando sia una facilitazione apprezzata ed efficace per i nostri beneficiari!

Un’ultima considerazione per i lettori…

È possibile segnalare un altro intervento del tutto nuovo per la nostra regione: SRG09, dedicato ai servizi di supporto per l’innovazione. L’obiettivo è far emergere le idee innovative in risposta ai fabbisogni delle imprese, in particolar modo realizzando e gestendo punti di ascolto e incubatori di idee per le imprese e supportando le attività agricole e i territori rurali nella predisposizione di proposte progettuali innovative. Sono state ammesse a finanziamento due proposte progettuali (vedi box a fianco), tra cui notare, in particolare, la prima classificata: si tratta del progetto IDEA, con capofila l’Università degli Studi di Torino. Il progetto, con un approccio particolarmente innovativo, ha attivato percorsi di co-progettazione che hanno coinvolto attivamente Distretti del Cibo della Città Metropolitana di Torino, in fase di costituzione (Pianura Canavesana e Collina Torinese) o già in fase di attuazione (Chierese-Carmagnolese e Pinerolese), valorizzando reti emergenti o già esistenti e connessioni e relazioni tra i territori, per proporre un’azione coordinata a scala sovradistrettuale capace di garantire percorsi di diffusione della conoscenza e di innovazione. In questo approccio è rappresentata molto bene la strategia AKIS necessaria alla nostra Regione!

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