Articolo di approfondimento – Scritto da Luigi Bertorello, Elisa Perotti, Riccardo Costa, Eva Malacarne, Pier Paolo Brenta – 30 Novembre 2024

Il tarlo asiatico del fusto

Un viaggiatore indesiderato in Piemonte

Se non abiti a Cuneo o a Vaie (TO) è probabile che tu non lo conosca: parliamo del tarlo asiatico del fusto (Anoplophora glabripennis), coleottero cerambicide di origine asiatica.

Le larve color crema trascorrono la loro esistenza all’interno del fusto delle piante di cui si nutrono; l’insetto adulto ha un corpo nero lucido con macchie bianche e lunghe antenne ed è stato riconosciuto a Vaie (TO), in Valle di Susa, grazie a una segnalazione dei Carabinieri forestali a fine luglio 2018.

Due mesi dopo, in settembre, è stata segnalata la sua presenza in una cittadina vicino a Cuneo, in frazione Madonna dell’Olmo.

Il viaggiatore indesiderato è probabilmente arrivato in Piemonte nascosto in una pedana di legno a protezione di pietre o altro materiale edilizio e si è poi insediato.

L’insetto, inserito tra gli organismi nocivi da quarantena prioritari per l’Unione Europea in base al Regolamento Delegato (UE) 2019/1702, è innocuo per l’uomo e per gli animali, ma è in grado di causare gravi danni a piante e arbusti di latifoglie, in particolare a diverse specie di acero seguite da salice, betulla, olmo, ippocastano, pioppo e frassino.

Le larve, che si sviluppano a seguito della schiusura di uova deposte sul fusto e sui rami principali, scavano gallerie nutrendosi del legno della pianta; infestazioni importanti possono comprometterne la sopravvivenza e la stabilità, con problemi di sicurezza soprattutto nelle alberate cittadine. Per questo motivo e per il potenziale elevato impatto ambientale ed ecologico, deve essere attuata sul territorio europeo la lotta obbligatoria all’insetto ai sensi della Decisione di esecuzione (UE) 2015/893.

La biologia dell’insetto

Il picco della popolazione degli adulti si raggiunge in giugno-luglio e l’adulto vive circa 40 giorni, nutrendosi della corteccia e dei giovani germogli. La femmina dell’insetto scava con le mandibole nella corteccia della pianta, creando una fossetta nella quale depone l’uovo.

Dopo 1-2 settimane nasce una larva che inizia a nutrirsi nella zona subito sotto la corteccia per poi successivamente scavare una galleria nel legno lunga circa 15 cm. Trascorrerà 1-2 anni nutrendosi di legno e accrescendosi, per poi impuparsi e diventare adulto nella prima estate utile.

Caratteristici sono i fori di sfarfallamento, perfettamente circolari con diametro di circa 1-1,5 cm (immagine a lato).

L’insetto adulto tende a reinfestare la stessa pianta da cui è sfarfallato (fenomeno noto come homing), fino a quando lo stato vegetativo dell’ospite lo permette, riducendo così la sua velocità di espansione.

Se la pianta è molto infestata, si può ritrovare della segatura alla base del tronco. Non sono noti limitatori naturali specifici, anche se, in ambienti rurali, il picchio svolge un buon lavoro di contenimento.

La macchina operativa

Per entrambi i focolai piemontesi il Settore Fitosanitario e servizi tecnico-scientifici regionali (SFR), come previsto dalla normativa vigente, ha tempestivamente comunicato il ritrovamento agli organi nazionali ed europei. Il SFR ha subito indetto riunioni con le Amministrazioni locali e le Forze dell’ordine territoriali (Carabinieri forestali, Polizia municipale) per predisporre il Piano di azione.

Per spiegare ai cittadini l’emergenza in atto e il loro ruolo nell’eradicazione dell’insetto, oltre a riunioni informative, è stata condotta un’estesa campagna informativa tramite volantini, video informativi e articoli sugli organi di informazione.

La Regione ha rapidamente preso atto dell’emergenza e ha coinvolto l’Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente (I.P.L.A.) e le squadre degli operai forestali regionali in modo da garantire la tempestività degli abbattimenti delle piante (immagine a lato).

La norma Europea prevede, oltre all’abbattimento delle piante infestate, anche quello di tutte le piante ospiti dell’insetto ricadenti nel raggio di 100 metri da essa (clear cut) anche senza segni di infestazione.

La zona cuscinetto, un’area di 2 km da ogni pianta infestata, è soggetta a un’attività capillare di ispezione annuale nel periodo compreso tra novembre e marzo di ogni anno: tutte le piante potenzialmente ospiti dell’insetto sono controllate e cartellinate da squadre composte da due Assistenti Fitosanitari opportunamente formati. Le piante infestate sono abbattute prima del periodo di sfarfallamento degli adulti e il legno è cippato e poi conferito a impianti a biomasse.

Il controllo di alberi di grandi dimensioni è stato effettuato da squadre di tree-climbers che si sono occupate anche di abbattimenti complessi di piante infestate.

In autunno e primavera il controllo è stato inoltre potenziato con l’ausilio di cani molecolari provenienti dalla Svizzera e specializzati nell’individuare la presenza dell’insetto. Questa collaborazione ha permesso di individuare alcune situazioni critiche non rilevabili con i controlli ordinari (immagine a lato).

La collaborazione con le squadre degli operai forestali regionali è stata molto preziosa: grazie alla loro esperienza è stato possibile trovare soluzioni ottimali, ridurre notevolmente le tempistiche e garantire l’abbattimento di tutte le piante operando anche in situazioni complesse.

Gli interventi di controllo e di abbattimento a Cuneo hanno interessato anche aree di pertinenza del Carcere, delle Ferrovie dello Stato e dell’Ospedale, concordando in precedenza le operazioni necessarie.

Nel 2023, dopo 4 anni di controlli in cui non è stata rilevata la presenza del tarlo asiatico, il focolaio di Vaie è stato considerato eradicato e chiuso ai sensi della Decisione UE 893/2015. In totale sono state ritrovate 37 piante infestate e ne sono state abbattute quasi 600 all’interno dei 100 metri di clear cut.

A Cuneo il focolaio si è dimostrato più esteso e complesso, coinvolgendo anche parte dei Comuni di Cervasca, Bernezzo e Caraglio. Qui le attività continueranno in quanto, prima di poter dichiarare eradicato un focolaio, occorre non ritrovare nuove piante infestate per 4 anni.

La Commissione Europea ha effettuato nell’autunno 2021 una visita ispettiva in Piemonte per verificare l’operato della Regione e ha rilevato l’ottimo lavoro svolto e la correttezza nell’applicazione delle normative di riferimento.

Focolaio di Cuneo: i numeri

  • 4.736 ettari monitorati ricadenti nell’area delimitata (costituita da zona infestata e zona cuscinetto) (figura a lato);
  • 4.839 le piante abbattute; 218 piante infestate totali dal 2018 ad oggi;

Nell’ultima stagione:

  • 99.388 piante controllate;
  • 0 piante infestate;
  • 333 giornate di controlli da parte di 12 squadre di Assistenti Fitosanitari;
  • 10 giornate di controlli con i cani molecolari;
  • 2 giorni di attività della squadra di tree-climbers.

Ripristino piante abbattute

La Regione Piemonte, al fine di rendere meno impattante gli effetti dell’eradicazione, ha messo a disposizione gratuitamente per i cittadini e per le Amministrazioni comunali nuove piante provenienti dai Vivai forestali regionali, in particolare da quello di Chiusa Pesio, grazie a uno specifico provvedimento.

Nelle aree delimitate non si possono ripiantumare le piante ospiti del tarlo asiatico del fusto e quindi i vivai hanno messo a disposizione altre specie autoctone.

L’I.P.L.A. ha curato il lavoro di fresatura delle ceppaie e il coordinamento di tutte le operazioni di smaltimento del legname tagliato nonché il ripristino di alcune aree del Comune di Cuneo (Viale Kenendy e Salita Belvedere).

Un lavoro di squadra

In conclusione, nonostante la complessità del focolaio cuneese, i risultati ottenuti fino a oggi sono incoraggianti. In poco tempo si è osservata una rapida discesa nel numero delle piante infestate dopo il picco del 2021, che porta a sperare in una possibile eradicazione nell'arco di pochi anni.

Le Amministrazioni comunali di Vaie e di Cuneo hanno fornito la massima collaborazione con i propri Uffici tecnici e la Polizia municipale e sono state determinanti nella gestione dell’emergenza e dei tagli. I Carabinieri forestali di Almese e di Cuneo hanno collaborato fin da subito consentendo di risolvere le criticità che si sono presentate e affiancando nelle prime fasi gli Ispettori Fitosanitari del SFR nei controlli.

Gli operatori del territorio (vivaisti, operatori del verde, operatori del legno) hanno compreso l’importanza dell’attività svolta fornendo la collaborazione richiesta.

I cittadini hanno pazientemente collaborato sopportando i disagi dovuti alle operazioni di taglio che purtroppo hanno riguardato anche le piante in giardini e proprietà andando anche a toccare la sfera affettiva di legame con le loro piante.

Solo la tempestività e l’attiva collaborazione di tutti hanno permesso un efficace contenimento dell’organismo nocivo che avrebbe potuto danneggiare diversi comparti del territorio, economici e ambientali, senza trascurare l’aspetto sociale. Il coinvolgimento della popolazione, anche in età scolare, e una capillare ed estesa informazione nei confronti dei cittadini di oggi e di domani è la chiave per il successo: sono loro infatti le prime sentinelle sul territorio.

Per restare aggiornati consultare la pagina: https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/servizi-fitosanitari-pan/lotte-obbligatorie-tarlo-asiatico-fusto-anoplophora-glabripennis

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Fitosanitario
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