Sostenibilità e Innovazione

Soluzioni, tecnologie e progetti che guidano la transizione ecologica e digitale del settore rurale.

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Il monitoraggio regionale e la situazione pregressa Il monitoraggio regionale dei prodotti fitosanitari è articolato in cicli sessennali ai sensi della Direttiva Quadro sulle Acque - DQA (Dir. 2000/60/CE) e si basa su due differenti reti di campionamento gestite da ARPA Piemonte, una rappresentativa dei corpi idrici superficiali (fiumi e laghi) e una dei corpi idrici sotterranei (prima falda e falde profonde). Nell’area risicola sono presenti circa 25 stazioni per i corpi idrici superficiali, nelle quali il campionamento avviene mensilmente, e circa 140 stazioni per le acque sotterranee, nelle quali il campionamento viene effettuato con frequenza semestrale (primavera e autunno). I prodotti fitosanitari monitorati per ognuno di questi punti sono oltre 100. Gli esiti del sessennio di monitoraggio 2014-2019 hanno evidenziato una situazione di contaminazione delle acque da prodotti fitosanitari nell’areale risicolo superiore a quella osservata nel resto del territorio regionale. La stessa situazione è stata messa in evidenza anche nelle valutazioni della contaminazione su tutto il territorio piemontese condotta da Arpa Piemonte nel 2022. La situazione evidenziata da ARPA ha portato alla definizione di Nuove Aree Specifiche (designate con DCR 258-25537 del 22 dicembre 2022) e alla definizione di misure di Tutela per 15 sostanze attive, due delle quali, Bentazone e Azoxystrobina, di particolare interesse per i territori risicoli.

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Nelle giornate del 29 e 30 gennaio 2025 alcuni settori della Direzione Agricoltura e Cibo della Regione Piemonte hanno partecipato ad una serie di incontri e dibattiti durante lo svolgimento della seconda edizione della Fieragricola Tech di Verona, nata dalla più nota e ormai storica Fieragricola, entrambe a cadenza biennale. Ricca e interessante la due giorni veronese, il cui programma è stato efficacemente riassunto nello slogan : Digital Farming – Water – Energy – Robotics – Biosolutions. Queste le tematiche su cui inevitabilmente verterà l’agricoltura degli anni a venire, senza prescindere dalla tutela ambientale (riduzione delle emissioni, risparmio idrico, energia da fonti rinnovabili) e dall’utilizzo delle tecnologie di ultimissima generazione, sia nei processi produttivi che di trasformazione. La Regione Piemonte ha pertanto assistito a vari convegni relativi alle “macro tematiche” sopra citate al fine di poter svolgere attività informativa e divulgativa in favore delle imprese agricole piemontesi e di tutti gli operatori di settore. Fonte di interessanti spunti di riflessione si è rivelato il convegno sull’intelligenza artificiale in agricoltura, in cui è stato illustrato il punto su prospettive e attualità dell’applicazione di questa nuovissima tecnologia da un punto di vista pratico e operativo, non meramente teorico. Partendo da un excursus sulla storia dell’I.A. è stato illustrato come le prime ricerche fossero iniziate già negli anni ’50 del secolo scorso, con Alan Turing che nel 1951 sperimentava le possibilità offerte dal controllo delle macchine intelligenti, arrivando fino ai giorni nostri tra picchi di entusiasmo e fiducia nella tecnologia in grado di migliorare la qualità della vita dell’essere umano e altrettante battute d’arresto per le numerose speranze che l’ingegneria informatica non riusciva a soddisfare. È stato inoltre precisato che sarebbe più corretto parlare di Intelligenze Artificiali, al plurale, trattandosi di due macro-tecnologie basate sui dati e sulla conoscenza, ovvero su algoritmi che identificano correlazioni statistiche per prendere decisioni, così come su modelli logici matematici per elaborare deduzioni. Tutto ciò senza mai dimenticare che l’I.A. può eseguire compiti complessi con velocità e precisione nettamente superiori agli esseri umani, ma rivelando ancora limiti che possono essere pericolosi, rendendo di fatto essenziale affiancare il giudizio e le capacità cognitive umane ai sistemi artificiali. Scendendo più concretamente nel dibattito, è stato enunciato come l’I.A. in ambito agricolo dovrebbe essere considerata come la naturale evoluzione dell’Agricoltura 4.0 e dell’Agricoltura di Precisione, citando esempi applicativi in cui oggigiorno essa viene ad esempio utilizzata: - per l’ottimizzazione nell’uso di fertilizzanti con conseguenti ricadute positive ambientali ed economiche attraverso l’elaborazione di dati sullo stato del suolo, la composizione del terreno e le sue eventuali carenze nutrizionali; - per il monitoraggio fitosanitario, riuscendo a individuare l’insorgenza di malattie o parassiti dannosi attraverso telecamere, droni e sensori; - per la razionalizzazione dell’irrigazione attraverso la raccolta di dati meteorologici, di informazioni sul suolo e sulle condizioni ambientali, evitando così sprechi e riducendo i costi a carico dell’imprenditore agricolo.

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Con la nuova programmazione della Politica Agricola Comune (PAC), nel Complemento di Sviluppo Rurale (CSR) della Regione Piemonte è comparso un termine nuovo e un po’ strano: AKIS. Cosa significa? È un acronimo. Sta per Agricoltural Knowledge and Innovation System che, tradotto in italiano, significa letteralmente Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione Agricola o SCIA, abbreviato. Sì ma, concretamente, cos’è? Nelle politiche di sviluppo rurale, l’AKIS è l’insieme degli interventi con l’obiettivo di aumentare la conoscenza e il grado di innovazione delle imprese operanti in aree rurali, in primis quelle agricole. Si concretizza, ad esempio, in progetti di innovazione, consulenza, formazione e informazione... Non mi pare una grande novità… È vero che molti interventi, tra cui quelli citati, erano già presenti nelle passate programmazioni dello sviluppo rurale e, di per sé, non rappresentano una novità. Tuttavia, vi sono significativi cambiamenti: nell’attuale programmazione compaiono nuovi interventi, quali la formazione dei consulenti o i servizi di supporto all’innovazione per le aziende agricole, mentre altri interventi, quali le azioni dimostrative, vengono attivati sul territorio regionale. Ma soprattutto, per la prima volta, l’AKIS acquisisce una sua identità e si differenzia da tutti gli altri interventi della PAC. Non è solo una questione di nome o visibilità: proprio perché in questa programmazione si riconosce l’esistenza dell’AKIS, per la prima volta l’Unione Europea pretende che gli stati membri, nei loro piani strategici della PAC, sviluppino una strategia ad esso dedicata. Insomma non si tratta più del singolo bando di finanziamento o di una collezione di operazioni scollegate, ma di portare a fattor comune tutti gli interventi collegati all’AKIS e incastonarli in un disegno più ampio, renderli funzionali gli uni agli altri e allo sviluppo del mondo rurale. Pare interessante anche se molto complesso. Quali sono i punti che affronta la strategia AKIS nazionale? La strategia AKIS si pone le seguenti domande: come dovrebbe essere organizzato il sistema della conoscenza e innovazione italiano per garantirne un migliore funzionamento? Come far lavorare insieme i servizi di consulenza, la ricerca e le reti della PAC per aumentare il grado di partecipazione degli agricoltori al sistema della conoscenza e innovazione? Come organizzare i consulenti agricoli per garantire un servizio di consulenza efficiente a favore delle aziende agricole del nostro Paese? Come fornire un sostegno all'innovazione efficace? Quali sono le principali problematiche dell’AKIS nazionale individuate dalla strategia? Essenzialmente, il fatto che il nostro sistema della conoscenza e innovazione è caratterizzato da una pluralità di attori e livelli: lo Stato centrale, le Regioni e Province autonome, gli agricoltori, le imprese delle filiere a monte e valle delle aziende agricole, scuole ed università, enti di ricerca, ordini professionali, organizzazioni dei produttori, ONG, soggetti della società civile… Questa molteplicità di soggetti nel nostro Paese si traduce in una significativa difficoltà di coordinamento che rende difficile la diffusione delle innovazioni e dei servizi di supporto alle imprese e/o ai territori. E quali sono le risposte della strategia a questo problema? Perseguire un approccio che preveda il coinvolgimento di tutti gli attori dell’AKIS riferibili al tema, settore, problematica o territorio oggetto di attenzione e attuare in maniera coordinata gli interventi.

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